«Anni fa, durante una tournée in Canada con i suoi Cats, Duke Ellinghton scopre Shakespeare. Quello che colpisce uno dei più grandi inventori di jazz è il fatto che, nei drammi scespiriani tra morti e assassini, vincitori e vinti, amanti e amati, su tutto aleggia uno spirito di grande leggerezza ed energia. In scena con Shakespeare, è vero, si muore, ma ci si rialza subito, più vivi di prima. Duke e i suoi solisti sono lì, ogni sera, ad applaudire e giocare. Nascono così 9 suites - Such sweet thunder - di grande bellezza che testimoniano l’incontro tra l’albero del jazz (tanti rami, uno diverso dall’altro) e l’albero di Shakespeare (tanti rami, uno diverso dall’altro). Anzi secondo Duke l’albero è uno solo, come dire che il Bardo scrive su ritmi cui il jazz può fare da complice espressivo. Nascono così Amleto, Otello, Cleopatra, Romeo e Giulietta, e tutti gli altri. Noi li abbiamo messi in scena…» (note di regia di Giorgio Albertazzi)