(Agata Polizzi) - Odore acre, come quando piove su qualcosa che sta bruciando. Odore di stanze chiuse e di polvere. Lamento stridulo che si fa largo, oscuro e lontano, come rumore metallico, storpio, persistente.
Se fosse possibile per le immagini riprodurre suoni e odori, coinvolgendo altri sensi oltre alla vista, allora senza dubbio credo che le opere di Adalberto Abbate sarebbero colme di queste sensazioni. Perché sono state prodotte da intenso dolore e sfiducia verso l'uomo, sono macerie dense nella mente troppo pensanti che non è più possibile tacerle. Il senso di angoscia e disappunto le nutre e fa crescere dentro un'incessante ribellione, una frattura tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere. S'insinua a ogni sguardo una rabbia, intima e lenta, che si manifesta nell'aggressione all'immagine.
Una rabbia che è contestazione del presente, stanchezza di assistere ogni giorno, dappertutto, allo sfacelo, alla corruzione, è impotenza sorda, e a volte vile, dell'individuo in balia della mostruosità. Al contempo corrotto e corruttore. A volte persino inconsapevolmente complice. L'altro e il medesimo racconta il disagio e la paura attraverso immagini divorate e distrutte. Un autoritratto della società in cui la distruzione coincide con quello che sembra essere "disprezzo sociale".
Questo gesto significa per Abbate smascherare il mostro, chiarire a sé e agli altri che ci troviamo immersi fino al collo in una realtà esasperata e marcia, in cui non ci sono redentori, in cui non ci sono valori. In cui sembra che tutto sia irrimediabilmente perso.
(Annamaria Pirozzi) - La Mostra "Cielo Terra Mare" dipinti di Brian Mobbs è stata senz'altro, a Tarquinia, uno degli appuntamenti d'arte di rilievo dell'estate 2012. La Mostra apertasi l'11 agosto scorso presso la Sala Espositiva dell'Accademia "Antico Poggio", sita nel cuore del centro storico della Città Tirrenica ha chiuso, il 27 agosto, con un bilancio più che positivo, con una vasta affluenza di pubblico.
Le opere esposte, circa 50, sono frutto dell'osservazione attenta del Maestro, in una testimonianza dell'armonia che l'uomo artista riesce a cogliere dagli elementi primordiali della natura: quali Cielo, Terra, Mare. Il nostro territorio e le creature che lo animano diventano fonte di ispirazione che riflette un senso di equilibrio quasi "irreale" sui ritmi naturali che elargisce ai suoi abitanti.
(Annamaria Pirozzi) - Si è chiusa la Mostra "L'ARTE E LA TRADIZIONE" - MOSTRA DI PITTURA E SCULTURA. L'iniziativa, inserita nel PERCORSO STORICO "La Tarquinia Divina" della VI EDIZIONE DEL "DIVINO ETRUSCO", è nata con l'intento di creare una connessione tra l'arte visiva e la tradizione. La visita ai siti più suggestivi di Tarquinia è proseguita al di fuori della cinta muraria, nel giardino di Bruno De Sanctis che appartenne, in passato, al poeta Tarquiniese Titta Marini, uno spazio esclusivo, un'oasi di pace, che ha accolto opere e sculture di artisti locali quali: Angelo Degli Effetti, Brian Mobbs, Domenico Narduzzi, Patrizio Zanazzo, Fabrizio Berti. Al centro storico presso il Chiostro delle Benedettine il percorso si è arricchito di un estratto de "L'arte e la tradizione" con opere dell'artista Domenico Narduzzi. Le installazioni sono state visitate da molti appassionati, conoscitori delle opere dei nostri artisti che annoverano ormai molti anni di esperienza artistica alle spalle.
La Maremma nel mondo dell'immagine e dell'immaginario attraverso le diverse forme artistiche di Francesca Parrucci che spaziano dalla pittura su tela a quella su stoffa, all'ideazione e realizzazione di costumi, realtà fatte di sogni, desideri e aspirazioni interiori contrapposte alle campagne dagli immensi silenzi, morbide ondulazioni di colline lungamente amate dal vento, placide distese acquee, cieli luminescenti nell'impressionistico dipanarsi delle nuvole di Wanda Meraviglia. Due aspetti della stessa realtà: quello filtrato dai sentimenti e dal vivere quotidiano e l'altro, fatto di sogni, visto attraverso la lente dei desideri e delle aspirazioni interiori. Sono stati i leitmotiv di "Maremma e...", la mostra di pittura patrocinata dal Comune di Tarquinia (Assessorato alla Cultura), nelle personali di Wanda Meraviglia e Francesca Parrucci che, dal 19 al 27 Maggio 2012, ha visto accostare, nella Sala Grande della Biblioteca alla Barriera S. Giusto, le diverse sensibilità espressive delle due artiste tarquiniesi. L'esposizione, che ha riservato ai visitatori anche la piacevole sorpresa di realizzazioni di sartoria in stile maremmano, è stata inaugurata dal Sen. Giuseppe Parroncini, dal Sindaco di Tarquinia Mauro Mazzola, dall'Ass. Anselmo Ranucci, dai Consiglieri comunali Angelo Centini e Alberto Blasi,dal Dott. Luciano Marziano (già Ispettore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e Critico d'Arte), dal Presidente dell'Associazione Artistica e Culturale "La Lestra" Luigi Gentili e dal Pres. Comitato Quartiere Madonna dell'Olivo Marcello Zerbini.
(Raimondo Chiricozzi) -«Si può fare una serenata ai sogni? I sogni non sono già, per loro natura, una serenata dolce o amara che arrivano dalle sfere sconosciute e lievitano l’immaginario trasportandoci in situazioni surreali e fantastiche, incredibili eppure verissime?»
Se lo chiede Dante Mafianella presentazione alla mostra di Mannino ad Hannover nel 2009, dal titolo appunto Serenata ai sogni. La risposta è: «si può fare, ma – aggiunge Mannino – bisogna avere dimestichezza con i sogni».
Sui sogni c’è molta ignoranza, quella arrogante. Pochi sanno che con i sogni, con i sorrisi, con le fantasticherie, si ossigena il cervello e si rende immune dai mal di testa. Paradossalmente, chi non sogna ha il mal di testa e chi ha il mal di testa non è in grado di sognare.
Il sogno è innanzitutto un bi-sogno: se hai tutto o puoi avere tutto non sogni; non aspetti neppure la cadute delle stelle, per esprimere un desiderio.
Mannino parla dei sogni straordinari di un personaggio straordinario: Don Chisciotte della Mancia, cioè del campione per antonomasia dei sognatori, favorito in ciò dalla povertà e dall’ozio, che stimolano la contemplazione e quindi i pensieri I pensieri a loro volta alimentano i sogni ed i sogni sono nutriti dalla gloria.
Don Chisciotte conosceva bene questo percorso e metteva a repentaglio la sua vita per la gloria: il suo sogno ad occhi aperti.