Benedetto XVI lascerà il pontificato il 28 febbraio. L'annuncio è stato dato, in latino, direttamente dal Pontefice durante il Concistoro per la canonizzazione dei martiri di Otranto.
«Vorrei farvi parte dello stato d'animo che sto vivendo in questi giorni»... «l'umana fragilità»... le «intense emozioni»... un «intimo bisogno di silenzio» a cui si sono assommati «due sentimenti tra loro complementari: un vivo desiderio del cuore di ringraziare» assieme ad un senso di «umana impotenza dinnanzi all'alto compito» - (aprile 2005)
«... le mie forze... non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino... in modo tale da dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato...» - (febbraio 2012)
(Gicar) - Frasi, parole estrapolate da due distinti interventi di Papa Ratzinger, quello dell'insediamento e l'altro della rinuncia, che sembrano non entrare in conflitto tra loro, allo stesso tempo prologo ed epilogo inevitabile di una storia annunciata e già scritta prima ancora che prendesse vita.
Il Commento di Gicar TURISMO DEL TERRORE E FOLLIE GIORNALISTICHE diGiulio Carra- direttore Oltrepensiero.it
Piuttosto curiosa, per usare un eufemismo, l'esperienza della nostra capo-redattrice Annamaria Pirozzi appositamente inviata all'Isola del Giglio per adempiere al sacrosanto diritto/dovere di informare da parte di una testata giornalistica. Un incarico affidatole non per andare a svelare segreti o cercare di risolvere misteri legati al tragico naufragio della Concordia e tanto meno per affondare il coltello accusatore nelle tante ferite di questa storia. Avrebbe dovuto registrare soltanto (fotografie comprese), come è stato, potrete leggere e vedere, cosa stesse accadendo, passata l'emergenza dei primi giorni, su una piccola isola del Tirreno spesso dimenticata da Dio e dagli uomini. Nonostante fosse munita di accredito da parte del nostro giornale anche lei è stata, a sua insaputa, risucchiata da una di quelle operazioni di macelleria che a volte sanno ordire (sic !), con molta demente sapienza, gli organi di informazione coadiuvati da giornalisti che a tutti i costi vogliono far passare per vero anche l'indimostrabile. E così la nostra redattrice si è trovata sbattuta con una videointervista, debitamente tagliata, in una nota trasmissione televisiva del servizio pubblico come una degli emblematici esempi del “Turismo del terrore”. Follia a parte, il fatto che ci riguarda da vicino, in ogni caso, può considerarsi una cartina di tornasole per come si possa uscire frantumati da processi esclusivamente mediatici, sapientemente guidati oltre e al di là di ogni evidente realtà. E' vero che sull'Isola del Giglio, come ad Avetrana, tanto per citare un caso analogo, la morbosità collettiva si scatena, ma troppo spesso ci soffermiamo sull'effetto e non sulle cause e raramente ci chiediamo quali siano i perché di tali comportamenti. Poco si parla del fatto che nelle librerie e nelle videoteche, ad esempio, la maggioranza degli acquisti o dei noleggi è riferibile a generi come thriller, noir, horror, splatter, hard-sex e non è inusuale che editori spingano i propri autori, per essere pubblicati, a scrivere storie fortemente dure se non addirittura cruente. Se poi ci fermiamo a pensare che tra le meraviglie archeologiche del nostro Paese spicca Pompei, la quale, figlia di un disastro ben peggiore di quello della Concordia, vanta, senza suscitare scalpore alcuno, innumerevoli visitatatori da tutto il mondo, forse dovremmo porci ben altro tipo di interrogativi... E le mummie egiziane? E le tombe etrusche? Comunque, al di là di irriverenti paralleli, cosa si dirà domani, quando, certamente, scrittori di nota fama o registi in auge pubblicheranno libri o sigleranno film e fiction televisive sul naufragio della Concordia e in ogni caso la Storia, quella con la “S” maiuscola, registrerà l'evento come uno tra i più colossali disastri della marineria mondiale e speriamo non ambientali? Scrittori, Registi, Storici, Ambientalisti apparterranno anche loro all'universo del “Turismo del Terrore”? Nel frattempo ringraziamo la nostra Annamaria Pirozzi che, all'Isola del Giglio, stava facendo il proprio dovere.
Il Reportage UN GIORNO ALL'ISOLA DEL GIGLIO diAnnamaria Pirozzi- capo redattore Oltrepensiero.it
“LEI PERCHE’ E’ VENUTA?” E’ la domanda che mi sono sentita rivolgere all'arrivo sull’Isola del Giglio, ho provato un certo imbarazzo e mi son sentita anche offesa, non lo nego, nel come veniva posta. Il vero motivo era lo stesso di quel giornalista, ma in quel momento, dall’altra parte del microfono, mi sono sentita una cittadina qualunque e la risposta non è stata quella che avrebbe dovuto essere, impressionata com’ero da quel colosso inerme a poche centinaia di metri dal porto, ho semplicemente risposto che volevo rendermi conto di quello che era accaduto.
Intorno a me un nugolo di giornalisti, chi era già in diretta TV, chi provava il testo della notizia che avrebbe dovuto presentare da lì a poco. Un giornalista tedesco registrava la sua voce da più di 20 minuti, seduto poco più in là della schiera di altre troupe giornalistiche il cui idioma cambiava passo dopo passo lungo il percorso che, sulla banchina, conduceva al piccolo faro di colore verde. Quel faro che sembrava essere anch’esso irreale per le dimensioni rispetto a quel mostro la cui prua era sistemata nella stessa direzione.
L’immagine era assimilabile a quella di un SUV che avesse tentato di trovare riparo dentro il garage delle Micro Machine...
(Il commento di Gicar) - La realtà spesso supera la fantasia. La cronaca va oltre ogni possibile orrore immaginabile. La libertà di stampa e il dovere di informare affinché tutti sappiano, talvolta, si incrocia nelle remore degli operatori dell’informazione di dover far ad ogni costo cassa di risonanza per fatti che lacerano le coscienze fino a ridurle ai brandelli di uno straccio squarciato e consumato. Anche per chi la penna, la macchina per scrivere ed il computer sono diventati nel tempo un mestiere, un abitudine o un “vizio assurdo” non è sempre facile riportare asetticamente quanto le quotidiane verità ci sbattono in faccia. Si preferisce, talvolta, sublimare in versi di poesia od armonie musicali ciò che sfugge ad ogni possibile comprensione nell’angoscia turbolenta del dubbio, al di là delle aberrazioni più infami, che anche nella normalità apparente, inconsapevolmente, si possa fare, ogni giorno, del male a chi ci circonda… perché non ci rendiamo conto o non vogliamo ammettere di essere, “semplicemente”, quello che siamo…
Potrebbe essere dissacrante ricordare con una canzone Aldo Moro, Giovanni Falcone, Paolo Borsellinocosì come John Kennedy, Mahatma Ghandi, Martin Luther Kinge tutti coloro (conosciuti o no, cosiddetti importanti o meno) che in questo momento sfuggono persino alla memoria. Persone, in fondo comuni e semplici, al di là degli incarichi pubblici ricoperti, che per la giustizia, la libertà o un ideale sono stati dei simboli di riferimento e per il fatto stesso di esserlo (per una famiglia, un Paese o il mondo intero) qualcuno o più di qualcuno ha ritenuto opportuno rimuoverli anzitempo dalla “Storia” affinché non potessero proseguire nel proprio “disinteressato” lavoro per il benessere fisico e morale di tutti. Storie più o meno conosciute di coloro che sono stati uccisi per la loro “fede” nella religione, nello stato o in quei principi ai quali non è possibile prescindere ai fini di una umana, pacifica e corretta convivenza civile.
Con una voce femminile, le note di una melodia e le parole di un testo si vuole piuttosto essere vicino a quelle donne (una moglie, una figlia, una sorella, una madre, una nonna, un’amica) che hanno accompagnato la loro vita, condividendola davvero nel bene e nel male, ed anch’esse vittime non dei rapporti interpersonali ma di quanto presunti intrighi di parte, ideologici, interessi nazionali o internazionali hanno messo in campo per giustificare le “Ragion di Stato” o di “Potere” qualunque esse siano ed ovunque si annidino.
(Gicar) - C’è qualcosa che non quadra, qualcosa che non va in quel lento scandire ed accavallarsi quasi distratto di notizie di cui tutti si accorgono tardi in una vigilia di Pasqua e che poi solo nella tarda notte di un giorno di festa provocano un sussulto improvviso. Molti iniziano a rendersi conto della gravità di quanto accaduto sorpresi in vacanza nei posti più disparati o semplicemente in casa in compagnia dei propri affetti più cari. Il problema vero è, e non appaia di poco conto, che in una famiglia di questa Italia, dopo una giornata di lavoro (c’è sempre chi lavora nelle vigilie delle feste importanti per guadagnare qualche euro in più) un pranzo già pronto non sarà più servito nel silenzio di un abbraccio che non ci sarà più e di una voce che non potrà mai più essere ascoltata. In quella famiglia, da quel momento, niente sarà più come prima.
L’uomo non fa quasi mai uso delle libertà che ha, come per esempio della libertà di pensiero; pretende invece come compenso la libertà di parola.
(Sören Kierkegaard)
(Gicar) - Per il giornalista, o “informatore”, di tantissimi anni fa il problema maggiore non era tanto quello di scrivere ciò che scriveva ma, piuttosto, di come far raggiungere, prima possibile, la notizia al proprio giornale affinché fosse pubblicata in termini di ragionevole decenza dall’accadimento reale dei fatti. A seconda dei tempi, delle epoche e dei luoghi, non c’erano il telefono e neanche il telegrafo, utopiche le macchine da scrivere, i cellulari e i computer. Non tutti, strada facendo, possedevano un cavallo o un’automobile per raggiungere velocemente le redazioni, o più semplicemente, i destinatari interessati. Senza volutamente prendere in considerazione gli storiografi dei tempi antichi che, probabilmente, tanti dilemmi, con la propria contemporaneità non se li ponevano affatto, volutamente si glissa anche sulle leggendarie corrispondenze inoltrate tramite piccione viaggiatore.